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BATEAUX FLUVIAUX

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RESUME HISTORIQUE ET TECHNIQUE

Le "burchio" , en dialecte "burcio", était le type de bateau fluvial le plus répandu depuis l'époque romaine jusqu'aux années 1960, où il a connu le plus grand développement grâce au passage à la motorisation suivi d'une disparition soudaine et définitive.

De 15 à plus de 30 m de longueur. d'une largeur d'environ 5, il se caractérisait par des formes carrées et une étrave "flounder", c'est-à-dire plate pour glisser sur des eaux peu profondes. Les mâts sont passés des anciennes voiles carrées aux triangulaires latines au Moyen Âge, pour finalement prendre la forme trapézoïdale typique "au tiers". Equipé d'une ou deux cales, il disposait des quartiers et de la cuisine pour les 3 hommes d'équipage. Il était normalement remorqué par le bateau de service, le "batel".

La maquette à l'échelle internationale 1/24 s'inspire du projet du Musée d'Histoire Navale de Venise et de la documentation collectée pour reproduire le bateau. Il s'agit donc d'une refonte complexe par rapport aux mémoires des personnes qui ont vécu leur vie à bord de ces transports indispensables, qui reliaient la partie navigable des fleuves de plaine aux terminaux côtiers, en premier lieu la lagune de Venise.

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ARRIÈRE-PLAN

Le Magano del Po construit dans la région de Ferrara à la fin du XVIIe siècle. xix utilisé pour le transport de matériaux lourds tels que le sable, le gravier, le grain et aussi comme bac avec une couverture sur laquelle prenait place le cher bétail. Le Magano del Po est propulsé exclusivement à la rame ou avec de longues perches pour les eaux peu profondes, une caractéristique de la proue adaptée aux bancs de sable, la famille du capitaine du bateau vivait dans la cabine arrière jusqu'au début des années 20. Longueur mt. 18.80 - Largeur mt. 4,50

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CENNI STORICI 

 

L'imbarcazione è tipica della zona di Padova, aveva forme molto simili al burcio, da cui se ne distingueva per la prua più bassa, la costruzione più leggera, l’unica grande stiva centrale di quasi 11 metri, ma soprattutto per il profilo rotondeggiante della poppa, con il timone che ne seguiva la linea. Le barche più grandi potevano toccare i 25-26 metri di lunghezza; come il burcio con l’avvento della propulsione a motore fu una barca piuttosto versatile, che imbarcò indifferentemente motori marini assieme a residuati bellici di derivazione automobilistica. La decadenza dei canali navigabili come arterie di traffico ne decretò un’anticipata fine rispetto ad altre barche più convenzionali ad ambienti lagunari e litoranei. Non ne esistono purtroppo accurate descrizioni o misurazioni tecniche in grado di assicurare un’inconfutabile trasposizione modellistica o al vero.

 

Il modello: ricavato da una proiezione ortogonale generica che ne rispecchia le linee di massima, si presta per una riproduzione in scala 1/24 o 1/48.  Partendo dai 25,5 m. (scafo esclusa la sporgenza del timone) del progetto, con l’1/24 si ottiene un modello di 106,25 cm x 22 di larghezza, in 1/48 invece 53,13 x 11. In questo caso il modello più piccolo non comporta complesse lavorazioni di dettaglio; come sempre in diorami “ambientali” si può scendere all’1/72, nel qual caso il dettaglio deve essere incentrato più su particolari descrittivi del carico o nel movimento dei personaggi in barca o a terra.

Per i motivi sopra esposti il progetto è stato studiato in esclusiva dalla “Fabbrica di Gulliver” nella primavera del 2006, con la produzione di un primo prototipo motorizzato, da noi ritenuto più significativo, mancando una attendibile raffigurazione dell’impianto velico con le tradizionali vele al terzo.

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Cenni Storici

 

L' imbarcazione di servizio per le barche da trasporto come burci, gabarre, padovane, risulta di difficile descrizione in quanto se ne conoscono le sole misure in modo generico: di lunghezza attorno ai 7 metri per 2 – 2,5 di larghezza ed un’altezza pari ad un’ottantina di centimetri, ne esistevano molteplici tipologie, con prua in passera o in asta, estremità pressoché uguali, poppa molto allargata oppure a specchio, linee relativamente affusolate. Dalla documentazione relativa al Sile appare in alcuni casi dotata di un certo slancio, sullo stile di altre comuni imbarcazioni lagunari, da cui differisce in sostanza per avere la prua libera, priva del gavone coperto in legno, più adatto per acque più agitate che sul fiume.

Aveva di norma due remi per la classica voga alla veneta col remo di poppa sul lato destro e quello di prua a sinistra, ma poteva essere vogata alla valesana, con entrambe le forcole a poppa incrociando le impugnature dei remi in un caratteristico e poetico movimento.

 

Il modello: abbinabile essenzialmente alla barca madre, sia in riproduzione statica che diorama, ne segue ovviamente il rapporto di scala di 1/24 o 1/48. Nonostante la notevole differenza – in 1/24 corrisponde a 29 cm x 9 di larghezza, in 1/48 invece 14 x 4,5 – le difficoltà realizzative rendono il modello più piccolo, più adatto per diorami, di complessa lavorazione nei dettagli. Su diorami “ambientali” si può scendere all’1/72, nel qual caso il dettaglio scade in modo notevole.

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